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“Comunicare la disabilità”: basta pregiudizi, al centro la persona

Lo scorso 18 aprile è stata presentata la Guida, realizzata dall’Ordine dei giornalisti insieme alle associazioni. Parlano L.Pancalli e V.Falabella

 

Diceva George Byron: “una piccola goccia d'inchiostro può far pensare milioni di persone”. Proprio la potenza della comunicazione e il valore delle parole sono stati gli argomenti al centro della presentazione della guidaComunicare la disabilità: prima la persona”, tenutasi a Roma lo scorso 18 aprile, presso la sede dell’Ordine nazionale dei giornalisti. 

Luca Pancalli, presidente Comitato Italiano Paralimpico, si è soffermato sull’importanza delle parole e sulla loro evoluzione. “Attraverso la narrazione e l’utilizzo dei termini corretti si può produrre la scintilla in grado di trasformare la compassione in comprensione. L’evoluzione delle parole c'è sempre stata, basti pensare che negli anni ’80 salutammo con favore l’arrivo della parola ‘handicappato’ che sostituiva le parole 'mutilato' e 'minorato'. Allora credevamo fosse l’avanguardia mentre oggi sono cadute in disuso, risultando anche offensive. L’uso dei termini rappresenta il livello culturale della società del momento. Ho sempre pensato che oltre le parole fosse di primaria importanza il rispetto e l’aiuto nell’affrontare i temi di rivendicazione politica che ci riguardano".

"Il giornalista Franco Bomprezzi diceva che le parole sono contenitori: al loro interno c’è la vita e la dignità delle persone - ha proseguito Pancalli - mi sono reso conto però che l’utilizzo dei termini è fondamentale per cambiare la cultura della società in cui viviamo. Probabilmente fra vent’anni ci saranno altri termini che rimpiazzeranno quelli odierni. Come Comitato paralimpico abbiamo iniziato a parlare di ‘atleti paralimpici’ per descrivere una persona disabile che fa sport ed evitare ghettizzazioni. Lo sport è importante perché è attrattivo e spettacolare e attraverso l’immagine, il risultato e il campione riesce a conquistare l’attenzione della comunità. E', dunque, un grande strumento di contaminazione. Inoltre, nel momento in cui si riesce, attraverso lo sport, a perdere l’aggettivazione corporea ad un termine che stacca da ciò ma ti riconduce ad una dimensione sportiva che ha una sua dignità internazionale credo che si sia raggiunto un bel risultato. Attraverso lo sport quindi si produce una trasformazione della società civile”.

Vincenzo Falabella, presidente Fish-Federazione italiana superamento handicap e consigliere Cnel, ha aggiunto: “C’è una polarizzazione della rappresentazione della disabilità, dal pietismo all’eroismo. Le parole vanno pensate e pesate per rappresentare la disabilità al meglio, e soprattutto rappresentarla nella quotidianità. L’importante è riconoscere il valore della persona oltre la sua malattia. Abbiamo lottato contro il potere ‘medico-centrico’ che voleva a tutti i costi farci guarire. L'utilizzo di un linguaggio corretto e appropriato è necessario per valorizzare le persone. Quando si parla di disabilità ci si riferisce ai diritti umani. Inoltre, rispetto al passato abbiamo tutti gli strumenti per contaminare, ad esempio, la politica e per raggiungere risultati importanti. Il movimento associativo deve guardare oltre il proprio perimetro di appartenenza e sapere che laddove ci sono elementi per fare alleanze e fare rete è bene procedere in tal senso, al fine di costruire un welfare che sia in grado di mettere al centro la persona”.

Il volume "Comunicare la disabiità" è stato realizzato da Antonio Giuseppe Malafarina, compianto direttore di Superando scomparso a febbraio, Lorenzo Sani e Claudio Arrigoni e dal Coordinamento pari opportunità dell’OdG. La guida è stata pubblicata sia in versione cartacea che in versione digitale (scaricala qui).

La comunicazione può essere decisiva nel migliorare, o ostacolare, la vita delle persone con disabilità. L’articolo 6 del Testo Unico dei doveri del giornalista recita: “Il giornalista rispetta i diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità, siano esse portatrici di menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali”. Dunque, come ricorda Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, il rispetto si esprime con una terminologia adeguata e in continua evoluzione. “I giornalisti possono e devono essere i principali veicoli di trasmissione di un linguaggio appropriato” per realizzare “un’informazione di qualità anche sui temi che riguardano le persone con disabilità.” Questo è l’unico modo per far sì che vi sia una maggior inclusione che, come scrive proprio Antonio Giuseppe Malafarina, “è una parola magica. Quando esiste svanisce”.

Proprio Bartoli ha aperto l’incontro sottolineando il valore della guida. “La pubblicazione della guida è uno dei momenti più alti e belli della consiliatura dell’Ordine. Questo lavoro ci tocca particolarmente il cuore. Il volume è stato presentato alla ministra Locatelli che ringraziamo per la comprensione e sensibilità perché questo è un progetto che non termina con la pubblicazione: realizzeremo un corso di formazione on demand. È un che deve vivere e alimentare il dibattito”.

Elisabetta Cosci, coordinatrice del Cpo (Coordinamento pari opportunità) dell’Ordine nazionale dei giornalisti, ha introdotto gli autori motivando la scelta di fornire ai colleghi e alle colleghe, ma non soltanto, uno strumento per usare “il linguaggio a tutela dei diritti e della dignità”.

La ministra per le disabilità Alessandra Locatelli è intervenuta ricordando Malafarina che “ha animato la creazione del volume credendo che le persone con disabilità abbiano bisogno di essere valorizzate attraverso un linguaggio rispettoso. È necessario un salto di qualità per il Paese nei concetti e nell’uso delle parole. Il volume ricorda l’importanza delle parole di ogni giorno e di tenerne conto nella vita quotidiana, oltre che nella comunicazione dei progetti sul territorio. Grazie al decreto attuativo della legge delega raggiungiamo un risultato importante: eliminiamo da tutte le leggi ordinarie del Paese la parola ‘handicappato’ o ‘portatore di handicap’, sostituendole con ‘persona con disabilità’. Nel percorso di miglioramento che dobbiamo fare è inserito anche un uso corretto dei concetti e delle parole che li trasmettono”.

Lorenzo Sani, giornalista che ha collaborato alla realizzazione della guida, spiega il suo punto di vista: “Quando penso alla disabilità penso alla grande occasione che perdiamo e a quanto talento sprechiamo a causa della cultura densa di stereotipi che ci portiamo dietro. Il linguaggio della disabilità si aggiorna e cambia continuamente. Il nostro compito è essere all’avanguardia del cambiamento. Un cambiamento che parte da lontano con tutte le evoluzioni che hanno riguardato le parole e il concetto di disabilità, che non riguarda solo le condizioni fisiche ma coinvolge al cento per cento la società che non crea pari opportunità. Ed è per questo che la disabilità coinvolge ognuno di noi”.

Claudio Arrigoni, giornalista che ha preso parte alla realizzazione della guida, sostiene: “i cambiamenti sociali e culturali che lo sport e, in particolare lo sport paralimpico, hanno promosso sono importanti. Lo sport e l’arte hanno permesso di arrivare ad una concezione della disabilità che tenesse conto solo delle abilità delle persone, mettendole anche in risalto. Lo sport ci aiuta a capire come, ad esempio, nella parola disabilità sia giusto eliminare il prefisso ‘dis’. Il Comitato Paralimpico internazionale, in tal senso, è stato pioniere di questo modo di comunicare, eliminando per l'appunto le parole “disabile” e “disabilità” nelle proprie comunicazioni. Attraverso le parole, giornalisti e comunicatori possono fare in modo che qualunque persona possa essere percepita come risorsa per la società”. 

Infine, Massimo Maggio, direttore CBM Italia-Associazione per bambini ciechi e con disabilità, ha parlato di “disabilità e povertà nelle famiglie italiane” presentando sul tema uno studio (qui potete scaricare la ricerca integrale). (a cura di Edoardo A. Scali; fonti: Ordine dei giornalisti, cbmitalia.org)